Sulla rivista 'Norcia...è Norcia' la ricostruzione post-sisma: una sfida da vincere

01 Marzo 2018

‘Umbria Cronaca’, come è ormai tradizione,   ha dedicato un numero monografico alla città di Norcia in occasione della 55° edizione di ‘Nero Norcia’, la mostra mercato del tartufo nero pregiato e dei prodotti tipici, in scena anche nei primi due week end di marzo.

La rivista ospita, tra gli altri,  anche l’intervento di Alfiero Moretti, coordinatore dell’Ufficio Speciale per la Ricostruzione – Regione Umbria sul tema: “Ricostruzione post-sisma: una sfida da vincere” che qui riportiamo integralmente:

«Due secoli fa l’architetto Luigi Poletti sapeva come ricostruire in modo più sicuro un edificio danneggiato dal terremoto. Dopo quello del 22 agosto 1859 che fece cadere per la settima volta la città di Norcia, elaborò su disposizione del papa Pio IX un “regolamento” che servì da base per una nuova disciplina edilizia e che fu approvato dal consiglio comunale di Norcia e ratificato dal pontefice. Questo regolamento rappresenta uno dei primi esempi, in età contemporanea, di ordinamento dell’edilizia urbana di una zona a rischio sismico quando ancora si credeva che i terremoti fossero una punizione divina e la scienza tellurica e la tettonica a placche erano lontane dall’evidenziare che l’Italia è uno dei Paesi a maggiore rischio sismico del Mediterraneo per la sua particolare posizione geografica, ubicata com’è nella zona di convergenza tra la zolla africana e quella eurasiatica. Proprio per questo è fondamentale sviluppare la prevenzione visto che ciclicamente i terremoti - nonostante la normativa e le tecniche di costruzione in zone sismiche siano molto più efficaci rispetto al passato - mettono le popolazioni di fronte ad un prima e ad un dopo, polverizzando il presente.

È stato così anche questa volta, quando nell’arco di cinque mesi, tra il 24 agosto 2016 e il 18 gennaio 2017, il territorio del Centro Italia è stato sconvolto dal più grave e complesso evento sismico che ha colpito il nostro Paese da molti decenni a questa parte. In Umbria, il sisma del 30 ottobre 2016, con magnitudo 6.5, ha avuto il proprio epicentro proprio nell’alta Valnerina - ed in particolare nei comuni di Norcia, Preci e Cascia - dove ha causato ingenti danni agli edifici pubblici e privati e alle infrastrutture ma non ha causato né vittime né feriti gravi grazie anche alla buona ricostruzione seguita al sisma del 1997 e, prima ancora, a quello del 1979, a conferma che quanto eseguito con le due precedenti ricostruzioni è stato estremamente utile ed importante ed ha contribuito, in primo luogo, alla salvaguardia delle vite umane. Ci sono le condizioni, nonostante le difficoltà, per ritrovare la forza e il coraggio di guardare al futuro con un po’ di ottimismo e puntare ad una ricostruzione non solo ‘fisica’ ma anche sociale e relazionale per evitare i rischi, sempre latenti, di dispersione e di abbandono a cui vanno incontro le comunità lacerate dai sismi - soprattutto quelle che costellano l’aspra dorsale Appenninica - che in pochi secondi hanno visto cancellare o cambiare tutti i riferimenti quotidiani: dalla casa alla chiesa, dalla piazza ai luoghi di lavoro e aggregazione.

Ecco perché bisogna fare presto e, contemporaneamente, anche bene ricostruendo nella piena sicurezza, qualità e bellezza il patrimonio edilizio pubblico e privato ma, nello stesso tempo, ricostruire le comunità con la loro identità culturale e sociale. A distanza di diciotto mesi dalla prima scossa del 24 agosto 2016 a livello nazionale disponiamo di risorse certe e di strumenti normativi oramai definiti sia per la ricostruzione pubblica che per quella privata e, qui in Umbria, ha iniziato il suo iter per l’approvazione definitiva anche la legge regionale per la ricostruzione che è stata formulata basandosi anche sulle esperienze passate delle ricostruzioni del 1979 e del 1997.

Ma ricostruire bene, con le migliori tecnologie e conoscenze accademiche e professionali, non basta. Per evitare lo spopolamento e la desertificazione di quest’area montana – già fragile prima del sisma – occorre anche una terapia d’urto finalizzata a creare un valore aggiunto ai territori maggiormente colpiti dal sisma. Occorre attrezzare con infrastrutture e servizi la Valnerina, questo lembo della dorsale Appenninica che ha custodito nei secoli tradizioni storiche, artistiche, religiose, culturali, enogastronomiche, artigianali ed ambientali. La ricostruzione può e deve essere l’occasione per riportare economia e lavoro in queste aree montane e su questo la Regione Umbria, sia attraverso l’adozione di un ‘Masterplan della Valnerina’, uno specifico documento di indirizzo pluriennale, sia con i fondi comunitari e nazionali destinati alle aree interne punta alla rinascita e allo sviluppo economico sociale del comprensorio per evitare che, per effetto del terremoto, accanto alle case, crolli anche la speranza di futuro.

Per quanto riguarda, invece, la ricostruzione fisica degli edifici, sia pubblici che privati, l’Ufficio Speciale per la Ricostruzione Umbria (http://www.sismaumbria2016.it) istituito per assicurare l’esercizio associato di funzioni, attività e servizi nelle zone colpite dal sisma è pienamente attivo. Con le due sedi di Foligno e di Norcia, quest’ultima aperta di recente per garantire una maggiore vicinanza ai territori colpiti dal sisma, l’USR Umbria è a disposizione dei cittadini, dei tecnici, delle istituzioni e delle imprese per sostenere una ricostruzione efficace e nella piena legalità».

Data: 
Giovedì, 1 Marzo, 2018